giovedì 24 dicembre 2009

casa in riva al fiume


SPIEG-ARTE
“deventa complesso…….”



Casa in riva al fiume
(un ricordo della mia infanzia)

lunedì 21 dicembre 2009

Anniversaio Legge Basaglia

ri-Present-azione

Salve a tutti! Questa ri-presentazione la vogliamo dedicare a un anniversario!
Sono infatti 31 anni, 6 mesi e qualche giorno da che in Italia venne approvata una legge famosa e importante, confluita, il 23 dicembre di quell’anno [anche all’epoca in Parlamento si lavorava sodo!] nella Legge 833/78.
Parliamo della cosiddetta “Legge Basaglia”, che impose la chiusura dei manicomi, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici. Le intenzioni della “Legge 180” erano quelle di ridurre le terapie farmacologiche e il contenimento fisico, instaurando rapporti umani rinnovati con il personale e la società, riconoscendo appieno i diritti e la necessità di una dignitosa qualità di vita dei pazienti, seguiti e curati in ambulatori territoriali.
In questi trent’anni tante cose sono cambiate, altre restano ancora da cambiare. Non è stato un cammino facile e privo di ambiguità. Quello che è certo è che nei manicomi non si viveva degnamente, non si poteva parlare normalmente, le parole spesso venivano scagliate contro muri sporchi; muri come di spugna che le assorbivano e lasciavano in un silenzio vuoto.
Allora sui quei muri porosi si scriveva, per incidere un proprio pensiero e renderlo testimone di un momento pieno di emozioni.
Ora spesso invece di muri ci sono persone, che raccolgono quei pensieri, quelle angosce scagliate con ingenuità e crudezza; e allora una risposta è inevitabile, anche se non è la migliore, anche se a volte fatalmente sbagliata. E allora viva la comunità con gli operatori, i medici e gli infermieri! Viva la relazione tra persone che parlano, giocano, condividono, si incazzano pure, ma un po’ meglio forse vivono. Viva Basaglia, il suo sogno e tutti i sogni con cui il mondo si allarga e diviene più integrante e comprensivo. Tutti sogniamo e tutti i sogni [se non si trasformano in incubi per gli altri…] sono degni di essere realizzati: il nostro sogno è che un giorno nessuno più verrà chiamato demente, ebefrenico, folle, pazzo, matto, schizofrenico, psicotico ma solo col suo nome perché, qualunque sia la diagnosi, ciò che distingue una persona è la sua intera personalità [non solo la sua parte malata!] e la sua umanità.
I Direttori

lunedì 20 luglio 2009

Ri - presentazione

Ri - Presentazione
Siamo in rete, in un apposito blog! Digitando “fiore del villino” sul più noto motore di ricerca,viene fuori la nostra intestazione:
Il Fiore del Villino. Periodico Tragi-Comico di Attualità e Arte Quotidiana…
[ http://ilfioredelvillino.blogspot.com, con il link all’altro blog, quello che parla della nostra “dimensione residenziale” di struttura intermedia: http://ilvillinodimezzo.blogspot.com ].
La cosa ci fa piacere, perché oggi, se non sei in rete, non esisti (e viceversa), ma nello stesso tempo ci inquieta: finiremo anche noi sformattati?
La domanda non è peregrina, visto che tanti nostri compagni d’oltreoceano (Niu-Iork-Taims,Uoscinton Post, ecc.), a forza di digitalizzarsi, si sono estinti-cotti-andati-in-pasto-ai-pesci, sono spariti-spirati per sopravvenuta asfissia… L’aria, su un sito, si sa, è respirabile sempre fino a un certo punto, e così non ci piacerebbe fare la fine del topo…
Il Fiore del villino è una realtà consolidata e la carta stampata è altro rispetto a un chip. I blog
possono rappresentare dei compagni di viaggio che modernizzano il nostro percorso, ma la carta è sempre la carta: si vede, si tocca, sa odore, si può strappare, appallottolare, usare in mille modi…
I blog sono la nostra copertina su un mondo di byte e bit, sono il volto del giornalino verso un potenziale pubblico mondiale…
Anche il nostro vecchio giornalino dovrà, prima o poi, essere tradotto in altre lingue: siamo ormai all’ottavo numero, e di questi tempi non ci pare poco. Sul blog ci si trovano tutti, i vecchi numeri, a rappresentare un percorso, una storia: alcune rubriche, difatti, a leggerle in fila, sembrano quasi un racconto e danno l’idea di qualcosa che ci attraversa, che attraversa questi anni belli e difficili…
Vecchio caro giornalino, il prossimo anno, a marzo, festeggeremo per la prima volta il tuo compleanno. Accenderemo quattro candeline e te le metteremo vicino…

I Direttori
Il Fiore

martedì 23 giugno 2009

data.mso">

INCUBI SCOLASTICI

Dulcis in fundo………

Giornata di interrogazioni. Il professore di matematica: “Oggi chi possiamo sentire…..”. Il dito indice della mano sinistra del prof. scorre, con sadica lentezza, i nomi degli alunni. Di tanto in tanto si sofferma con studiata perfidia su alcuni cognomi per diversi secondi. Secondi che per gli atterriti e disperati studenti sembrano minuti, se non ore, anni o addirittura ere. (Ho visto alcuni studenti talmente sconvolti da tale pratica, che una volta conclusasi erano convinti di aver terminato la scuola, di stare lavorando ormai da anni ed essere già padri di famiglia).

Il volto del professore, ormai trasfigurato da una perversa gioia interiore, muove le labbra come in procinto di pronunciare un nome, invece fuoriesce semplicemente una smorfia muta, che fa tirare un sospiro di sollievo a tutti quanti. Poi nuovamente le labbra si ridispongono come per formulare il fatidico nome, ed invece si distendono in uno sbadiglio.

Gli alunni sono ormai schiacciati contro il ripiano dei propri banchi, tachicardici, qualcuno cianotico, altri parlano da minuti con Dio ed i suoi Familiari per ricevere la grazia o il dono della invisibilità. Tra quelli più angosciati vi è qualcuno che è riuscito a mimetizzarsi assumendo il colore verde smorto del proprio banco.

Tutti inevitabilmente controllano l’orologio. Mancano 25 minuti alla fine dell’ora, per cui il prof. adesso dovrà pronunciare il cognome del condannato. Infatti dall’ugola del professore fuoriescono finalmente delle parole: “oggi vorrei……sentire…………………….…vorrei…..sentire……………………………………………………….

…………..da tutti voi un parere su un fatto che mi è accaduto questa settimana.”

Il prof. comincia una tiritera di 20 minuti sul pappagallino appena acquistato per il figlio e della enorme utilità che ha acquisito. Nessuno riesce a capire esattamente quale sia la vera richiesta del prof. Qualcuno, tra i più secchioni, tenta di ricollegare tale evento alla lezione di storia appena fatta, pensando che forse il prof. di matematica rimarrà colpito dalla capacità di fare collegamenti tra le varie materie. Così il supersecchio azzarda un improbabile collegamento tra il pappagallino del prof., il racconto dell’arca di Noè e la possibilità di applicare un teorema geometrico per definire l’area sufficiente per far salire sull’Arca tutti gli animali a due zampe, con coda minore/uguale 20 cm e lunghezza testa-coda di 60 cm. Francamente nessuno in realtà ha capito cosa volesse comunicare il prof. con il proprio racconto, né tantomeno nessuno ha compreso l’intervento del super secchione (probabilmente neanche lui, ed ora vaga nella sua mente alla ricerca di una logica, logica che però non troverà mai, mentre ritroveremo lui dentro qualche ufficio dell’amministrazione pubblica del tutto calvo e sguardo inebetito).

Comunque, ormai mancano soltanto tre minuti al suono della campanella, ci siamo, il prof. si è dilungato troppo, ha perso il senso del tempo. Iniziamo a preparare le cartelle. Due minuti alla campanella. E’ l’ultima ora, tra poco sarò a casa.

All’improvviso il prof: “Barontini alla lavagna! …….veloce dimostrazione del teorema da preparare per oggi”. In un milionesimo di secondo due scagnozzi del prof. mi catapultano alla lavagna.Traccio una serie di numeri e segni matematici. Il prof. sguardo maggiore/uguale perfetta malvagità: “Ti do un bel TREEE!! Fine della lezione!.” Sghignazzando se ne va………….Io davanti alla lavagna:” Ma cosa è successo?”, muto chiedo a me stesso.……… Sgomento, esco dalla classe vuota.

Aleronì

lunedì 4 maggio 2009

Come vi avevamo annunciato pochi giorni fa ecco un articolo pubblicato nel nuovo numero del nostro periodico
n°7 anno IV



Notizie belle


by Lily & Roderigo

Se vedi tutto nero, un motivo ci sarà…

O sei triste triste; o hanno spento la luce e non ci vedi; o non ci vedi proprio…

Oppure ci vedi bene, ma quello che vedi, che ti fanno vedere, è senza luce, irrimediabilmente intriso di nero: il mondo che ci dicono fa paura.

A uno sguardo che quantifichi – che cerchi di quantificare – questa “vernice” scura, con cui i mezzi di comunicazione di massa imbrattano il nostro quotidiano, la cosa appare chiara: non meno del 93 % delle notizie che ci passano, sono brutte notizie; su brutti fatti più o meno reali

“Sangue sull’autostrada: giovane muore mentre scappa in motorino” “Violenza domestica: uccisa a colpi di scolapasta” “Rumeno ruba ruote a roulotte e si getta nel Tevere: ripescato e linciato dalla folla” “Uccide il figlio e si spara” “Si spara e poi uccide la figlia”

Esempi di civette generiche, di giornali qualsiasi, titoli triti di ordinario squallore [e se ci danno ‘carne macinata’, è perché ci va bene. Ché il convento passa, quel che il volgo vuole…]

C’è chi questa cosa l’ha notata da tempo, chi ne spiega le cause, chi si lamenta e basta…

Ma, se ci è permessa una metafora avicola: qui nessuno quaglia e tutto resta com’è…

Noi, oggi, partendo da un disagio, da un’oppressione (e da un sentore di cosa non vera) ci siamo domandati: ma davvero il mondo è così brutto come ce lo fanno apparire?

La risposta ha da venire: ognuno la deve trovare per sé.

Noi intanto abbiamo una proposta – che è poi l’idea di fondo di questa rubrica: cercare e raccontare notizie belle.

E ora andiamo a incominciare.

Notizia 1

Lunedì 24 novembre 2008

Lily, leggendo il giornale di oggi, ha trovato questa bella notizia:

“DIVENTARE UN GENIO? BASTA INDOSSARE UN CASCO”

Uno scienziato australiano ha inventato uno strumento di stimolazione magnetica attraverso il cranio. Basta un impulso elettromagnetico, dato alla corteccia cerebrale grazie ad uno speciale casco da indossare ed ognuno di noi può diventare un genio o sviluppare facoltà intellettuali ed emotive da genio. Almeno a breve termine finché quell’impulso venuto dal casco conserva il suo effetto.

Se questa non è una bella notizia…?!!

Notizia 2

Martedì 17 febbraio 2009

Roderigo, dopo un’assidua ricerca durata mesi, riesce a scovare nel suo PC, in una cartella piena di cianfrusaglie, una vecchia mail, ricevuta da un’amica e conservata chissà perché, una vera notizia bella di qualche anno fa…

----- Original Message -----
Sent: Thursday, November 10, 2005 11:59 AM
Subject: da PIL a FIL

Ecco una buona notizia, trovata sull'editoriale dell'ultimo numero del "Piccolo Missionario", periodico mensile per ragazzi, ma molto interessante anche per noi adulti. Dopo gli eventi tristi di questi anni, ecco un "segno" di cambiamento, uno spiraglio che ci fa guardare avanti con più coraggio, un grande esempio da prendere in considerazione anche per la nostra vita.


F.I.L.
Lo scorso 11 Novembre (2004), sua altezza Jimge Singye Wangchuck, re del Buthan, ha compiuto 50 anni. "Notizia da poco" direte voi, se paragonata ad altre che riportano fatti di ben più vasta portata.

Invece la notizia sta tutta in un'iniziativa che il re del piccolissimo stato asiatico ha lanciato a favore dei suoi sudditi. Il monarca, infatti, ha operato un piccolo cambiamento di consonante, trasformando il famosissimo PIL nel meno conosciuto FIL. La prima sigla, com'è risaputo, significa Prodotto Interno Lordo; la seconda Felicità Interna Lorda. Felicità al posto di "prodotto"; benessere integrale invece di consumo o aumento di denaro. Da bravo buddista, re Jimge è convinto che l'unico scopo dell'economia dovrebbe essere quello di facilitare il raggiungimento di una felicità duratura, ottenuta coltivando la pazienza, la saggezza e la compassione. Pensa, il re, che il bene del suo popolo passi attraverso decisioni politiche ed economiche ben
diverse da quelle in vigore in quasi tutte le altre nazioni del mondo. E così FIL, in Buthan, concretamente vuol dire preservare le foreste e proteggerle dal taglio indiscriminato del legname; vuol dire spendere 1/3 del bilancio dello stato in sanità e istruzione, i settori più colpiti dai tagli alle spese nelle altre nazioni della Terra Vuol dire difendere la lingua e la cultura locali, gli stili di vita degli antenati e gli abiti tradizionali, senza correre dietro alle mode portate dall'esterno quali fast-food, supermercati e turismo selvaggio.
Ma come tutte le cose belle, anche la felicità ha un prezzo. Il primo ad esserne convinto è proprio il re del Buthan il quale ha abbandonato il palazzo di corte e si è trasferito in una povera casa di legno, dove conduce uno stile di vita semplice, sereno e "felice", secondo il progetto FIL a lui tanto caro.

PM, Piccolo Missionario - Missionari Comboniani
Vicolo Pozzo, 1 - 37129 Verona

http://www.bandapm.it

MANDA!!!


Se anche tu ti sei scocciato di questo mondo nero-come-ce-lo-rappresentano e vuoi cambiare le cose; se credi ai miracoli; se anche tu hai trovato una bella notizia e non sai che fartene, mandala alla nostra casella di posta!

ilfioredelvillino@gmail.com

Nota: se non credi ai miracoli, guarda il film “Un sogno per domani” (2000) e poi facci sapere…

venerdì 1 maggio 2009

ANNUNCIAZIONE ANNUNCIAZIONE


FERMATI UN ISTANTE

RESPIRA

LEGGI

PENSA

Perchè?

perchè è in uscita il nuovo numero del nostro periodico
(fra pochissimo)



mercoledì 18 marzo 2009

L’angolo della poesia



Scaglie

Lancio quelle scaglie di parmigian nella tua pasta
Lasciando come neve orme sul caldo e fumante piatto
Sono sorpreso da un pensiero diverso
Il parmigian mi si scioglie in bocca e con pazienza mi fa compagnia
Lancio scaglie di parmigian su di te sughetto di ragù
E si insinuano come fiori in rocce crepate e marroni
Un nuovo volto danno alla ricetta abituale.

Aleronì

L'attesa.....

Maestoso
Si piega il cipresso
Spinto dal vento
Che annuncia il temporale.

Le nubi / rabbiose
Si muovono
Capeggiate dal tuono.
La pioggia in lontananza
Copre / il paesaggio d'artisti.

L'attesa spaventa
Gli uccelli nel volo.
Luccicante e briosa
Bagna / le foglie del pino.

L'attesa / è servita.....

Gioia

martedì 10 febbraio 2009

SPIEG-ARTE
“diventa complesso…….”

Diventando Matt

Matt è un’arte. Matt è Mattina, è la Matta, è Matt come Opaco, Matt è un Mattone delle fondamenta, i pilastri della conoscenza. Matt è essere Matto, anche non in senso patologico, ma pure considerato folle oltre i limiti del bene e del male. Matt è la Follia. La follia è avere le caratteristiche caratteriali troppo accentuate; è vivere borderliner. Oltrepassare i limiti. È considerare la gelosia, il rancore, la rabbia, l’aggressività, la vendetta, le ossessioni, il bene e il male, l’odio e l’amore come parti integranti di te. È esaltata ogni caratteristica individuale. Ogni sensazione è portata agli estremi, e così il comportamento si fa oscuro e minaccioso. La follia è Matt che adesso controlla gli impulsi nervosi ma vive dentro di se tutte queste qualità negative e positive portate agli eccessi. Così, Matt, è proprio patologico. Eppure, nella sua follia, Matt, sa esaltare se stesso e la sua autoaffermazione. Tende a voler primeggiare, è arrogante e dominatore. Ricerca la conoscenza della psiche tramite l’introspezione personale e, di solito, ha buone capacità di comprensione dei meccanismi mentali che portano alla patologia psichica. Sa il suo modo di risposta agli stimoli esterni e accetta e affronta la sua malattia mentale come qualcosa di folle e esaltante che lo rende unico nei suoi sintomi patologici e se ne compiace. Talvolta ha agiti autodistruttivi e lesivi e spesso è preda di collera e ira. Nonostante tutto è proprio Matt. È di difficile conoscenza. Di lui si intuisce, non si sa. Matt è l’inconscio più profondo sede delle pulsioni più totali ed aberranti e di ciò ne possiede le caratteristiche. È l’inconscio al suo livello più puro e primordiale. Aspettando Matt io sono già Matt. Voglio spiegare ciò che è Matt e ciò che vuole rappresentare. È l’occhio scuro perfido e peccaminoso che guarda e veglia negli inferi, è l’anima nera è lo sguardo del morto. Possiede capacità logiche e deduttive, e spesso riesce a trarsi d’impaccio dalle situazioni negative e a volgerle in positivo. Ciò che era in principio sarà alla fine. Così ciò che era Matt in inizio, cattivo e torbido esternamente adesso Matt lo è solo interiormente, perché vive queste sue caratteristiche personali a livello cosciente ma profondamente interiorizzato. Prima manifestava, e agiva, adesso trattiene. È torbido solo dentro di se e nasconde ciò sotto una apparente immagine di normalità e consuetudine e anche di angelicità e dolcezza. Matt è la Mattina. Matt vive ogni mattina come unica e muore ogni sera per rinascere il giorno successivo. Matt è come un giolly. C’è e non c’è. Matt è la Matta, la donna di cuori, e lui lo sa, non è senza cuore, è Matt un’immagine. Sa esserci e essere presente, ma sa stare anche in perfetta solitudine e ci si trova anche bene. Matt è la mia Matta. Matt come conoscenza è la scoperta dell’inconscio per entrare nella scatola nera, dove ci si orienta in base alla propria predisposizione del momento in positivo o in negativo. Matt è essere al posto giusto nel momento giusto. Matt, insomma è l’arte di rappresentare una mattina, una mancata trasparenza, è comporre, è giocare, è la follia, il bene e il male, l’inferno e il paradiso; Matt è vivere la vita ed essere felici, Matt può essere creare e distruggere e avere potere e conoscenza, è sapere aspettare e realizzare, è quello che io sono e come vorrei essere. Matt è guardarsi e dire di Matt che è un mondo da vivere. Matt, interpreta se stesso e così divento Matt come parte integrante di me stesso.
MATT

giovedì 5 febbraio 2009

Aspettando il domani. Parlando da me a me.
Mi ritrovo spesso a chiedermi cosa sarà il mio futuro, ciò che vado insistentemente cercando e quello che mi aspetto da me stessa e dagli altri. È difficile dirlo. Ritengo di essere diventata più sociale, di aver fatto un buon percorso evolutivo tramite l’introspezione e di aver raggiunto un buon grado di maturità, forse anche saggezza e autonomia. Ciò che mi sta a cuore è la conoscenza. Ciò che vuoi sapere di te stessa. La mia intelligenza è laterale. Quella diretta è quella che cura la patologia psichica, la mia è appunto la ricerca del sapere. Ho sempre avuto desiderio di carpire i desideri più profondi, occulti, nascosti della mente umana, della mia mente, di quella degli altri. La psicologia del profondo mi attrae. Ciò che sta in me è anche in te. L’elaborazione mentale è piuttosto simile per tutti noi, anche se le risposte agli stimoli esterni possono variare da persona a persona. Il mio è un dialogo fra me e me. Puntuale, preciso, talvolta enigmatico e incomprensibile all’apparenza, qualcosa che mi dà paura e desiderio di continuare. Di scoprire i segreti che si annidano nella personalità laterale, di farli miei, di sviscerarne i motivi, la causa, ciò che spinge ad agire, ciò che determina la malattia, il disagio psichico, i blocchi emotivi, e l’evoluzione della patologia.
Credo di avere una dissociazione della personalità. In me trovano vita come due spiriti, due anime talvolta in lotta tra loro e completamente discordanti. Il bene e il male, ciò che crea e ciò che distrugge. Vivo questa dissociazione come malattia, spesso sono ossessivo-compulsiva nell’agire, irruente e distaccata, passionale e fredda, buona e cattiva. Spesso amo e odio contemporaneamente. Ho in me una forte carica distruttiva per ricreare dal nuovo. Tutto è in me particolarmente difficile da vivere e da capire. Aspetto con ansia e trepidazione. Aspetto ogni giorno il sorgere di un nuovo giorno per rinascere e ricominciare. Continuo il mio dialogo personale. Ciò che vado cercando adesso è di riuscire a vivere il sociale in me, di divenire più semplice e diretta e di collaborare con le persone a cui di più tengo. Mi aspetto comprensione per il mio passato turbolento, accoglienza e semplicemente di poter vivere me stessa, senza dover rinunciare né a me stessa né agli altri.
Sono pronta a vivere i miei sentimenti, a trovare oltre a me stessa una stessa lealtà, sincerità e profondità di emozioni. Desidero stare con gli altri. Ho imparato la solitudine, adesso voglio imparare la collaborazione. Dopo un lungo discorso fra me e me, una lunga lenta precisa analisi interiore mia personale, ho vinto la battaglia con me stessa, con la mia patologia, con i suoi sintomi, con i blocchi emotivi e ho imparato ad apprezzarmi, pur con mille difetti, e spero di essere accolta con tutta quanta me stessa dagli altri a cui tengo.
Penso giorno dopo giorno di continuare il dialogo introspettivo e di riuscire a migliorare me stessa anche grazie a coloro che mi hanno supportata in questi anni alla comunità, a cui sono grata e riconoscente.
Forse presto me ne andrò, ma è un legame che rimarrà sempre impresso nella parte più buona del mio cuore.
MATT.

venerdì 30 gennaio 2009

Seminari, Convegni, Eventi a cura di Roderigo


Associazione “LA MICCIA”

Parrocchia di San Giovanni in Digitale

Via , 1001011 – Tsukuba*



FANTASCIENZA & QUOTIDIANITÀ

e dopo l’I-Phone ?

Le nuove frontiere della tecnomania


venerdì 10 Agosto 2008 ore 13.45


Interventi:


Dott. R.Manetti: Chip sotto-pelle e cervelli sotto-vuoto: potenzialità e limiti dell’ultratech.

Dott. A.Cozzella: Risparmiare con l’ADSL: vivere in sacco a pelo all’internet-point.

Dott.ssa Barbolla F.: Lambertucci e Progetto Franchestain: le emozioni di un corpo in franchising.

Dott. A.Barontini: Testa di saiborg: la vera soluzione contro la ricrescita.

Dott.ssa M.Melucci: Ti si legge negli occhi: i problemi dell’eye-password.

Dott.ssa E.Laszlo: Bit, chip, RAM: la risoluzione dello schermo freudiamo in fase REM.



Suggerimenti bibliografici:

Dimmi quanto ti dura la pila e ti dirò chi sei. Le controindicazioni di una vita connessa. Bassano D.

Interfaccia di culo. In: Le nuove frontiere del turpiloquio. [Tomo 1°] Manetti R.

Sotto l’ipod niente. In: Le nuove frontiere dell’erotismo. A.A.V.V.

Aah... Oooh... Eh!?? Ricordi di una ciat-lain. Bigalli E.

La donna che scambiò suo figlio per un Super-Sayan. In: Le nuove frontiere della clinica. Olmi C.

Gli spigoli del softuer e le spigole dell’arduer. In: Le nuove frontiere della culinaria. Pietrantuonio A.

Che bella cofana! La permanente viaggia sul filo. In: Prospettive pratiche dell’Ai-Fon. Picciotti S.


E’ consigliata la presa a terra


Con il patrocinio di: “Alice N.P.D.M.” e “Acconciature Riunite”


AI PARTECIPANTI SARA’ RILASCIATO UN MODEM A FORMA DI SUPPOSTA


L’evento è stato organizzato con la gentile collaborazione di “OBI-one Innesti Indigesti” e

MWPower Extension”, il dito a USB che ti fa risparmiare (in regalo con “Donna Domani”)


* Tszukuba – JAPAN Il simposio sarà trasmesso in videoconferenza sinestesica.

Nota: per motivi di privacy, non disponendo della necessaria autorizzazione, di alcuni autori compaiono solo le iniziali.

giovedì 22 gennaio 2009

C'è crisi dappertutto, dappertutto c'è crisi

Crisi economica sì, crisi economica no…! Abbiamo sentito anche noi della crisi finanziaria e del Down-Jones e siamo molto preoccupati… Perché (almeno così ci sembra) tutto quello che sanno fare gli “espertoni” della fanta-finanza è immettere liquidi... [ma sono liquidi nostri e Dài, Dài si rischia di finire noi disidratati…] Fra un po’ proveranno con l’immissione di gas… o di solidi… Così magari, grazie al nuovo coordinamento che dicono, forse risolvono anche il problema dei rifiuti: perché no? Scorie e materiale radio-attivo, così una buona volta non chiuderebbero in passivo… E per chi insiste con la finanza creativa (che di creativo ha fatto solo le bolle), una soluzione magari un po’ drastica, ma esemplare: quotarlo in borsa e lasciarlo dentro lo stabile, al piano che desidera, insieme alle scorie, così diventa anche fosforescente.

Noi siamo per una crisi totale del mercato [minuscolo e non maiuscolo] che lo rigeneri, vorremmo che qualcuno riscrivesse le regole (invece che riscrivere i conti delle banche), vorremmo non pagare per errori altrui, vorremmo non sentirci in crisi quando acquistiamo verdure al mercato che, con questi frutti-vendoli si rischia di pigliarsi un contagio e di “brillare” anche noi…

A nostro modesto parere, le avversità, costringendo a rimboccarsi le maniche, fanno anche crescere, sono occasioni di evoluzione: nel micro e nel macro, le crisi costringono a bazzicare i sobborghi dell’umiltà, della pazienza e della solidarietà, permettono di accrescere la nostra umanità. [Se però non sono sempre i più deboli a pagare il conto!]

Noi qualche “soluzione” ce l’avremmo, questa sì creative… Potremmo ritornare al baratto [e lasciare che i soldi se li scambino a Uol-Strit e nelle varie Borse del globo, come bambini-collezionisti-ossessivi]; potremmo vendere tutti i nostri beni e vivere per sempre su isole dove i “famosi” non ci sono e nemmeno si vedono in televisione…

Direte, cari lettori: che c’entra tutto questo con il giornalino? Difatti non c’entra… Invece un po’ ci deve entrare per forza: siamo o non siamo in un mondo globalizzatoconnessocollegato…?!??!

Il giornalino parla di ieri e di domani [leggere per credere], passato e futuro sulla pagina, ricordi ripresi e fissati, ritorni di desideri e passioni sopite temporaneamente.

Dall’ultimo numero scritto, qualcosa di buono si è sviluppato, altro è tracollato e ristagna.

Buon periodo o cattivo periodo? chi può dirlo? come fare a dirlo? perché dirlo? mai dirlo! mai dire “mai dirlo”… Insomma: buona lettura!